Arcangela Casetti nasce a Livorno Ferraris (Vercelli) il 1° gennaio 1904 da Antonio ed Ernesta Luvisotti. Trasferitasi a Torino probabilmente molto piccola, dopo la scuola elementare inizia a lavorare come tessitrice. Convinta antifascista e vicina alle idee comuniste, svolge attività di propaganda soprattutto tra le compagne di lavoro, fa parte del consiglio di fabbrica dello stabilimento Poma (sito in via Livorno) e frequenta assiduamente la Casa del Popolo di Borgo Vittoria, importante luogo di aggregazione e socializzazione per i lavoratori dei quartieri vicini che verrà chiusa definitivamente nel 1922 a seguito dell’attacco e dell’incendio causato dalle squadre fasciste.
Viene arrestata nell’aprile 1931 per propaganda comunista e denunciata al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato insieme ad altri dodici imputati tra cui Pietro Secchia. Viene assolta il 28 gennaio 1932 per insufficienza di prove, ma viene deferita alla Commissione Provinciale di pubblica sicurezza che, con l’ordinanza del 23 aprile 1932 la condanna a tre anni di confino ad Aliano, Matera, paese quasi inaccessibile al tempo per la mancanza di vie di comunicazione e nel quale venne confinato anche il noto intellettuale Carlo Levi.
Il 25 maggio 1932 la condanna al confino viene commutata in ammonizione e il 17 novembre dello stesso anno, in occasione della decorrenza del decennale, viene prosciolta dai vincoli dell’ammonizione e viene disposta la sua vigilanza.
Durante la Resistenza milita nella 9° Brigata SAP “Cibrario” con il nome di battaglia di Gina ottenendo, nell’immediato dopoguerra, la qualifica di “Partigiano” secondo quanto riportato nella sua scheda conservata nell’archivio dell’Ufficio Ricompart (consultabile qui).
Nel dopoguerra continuerà la sua attività sindacale fino alla morte sopraggiunta nel 1975.
Leggi le Testimonianze di Arcangela