[…] Un giorno eravamo a tavola erano verso le 12.30, avevamo ospite mia sorella col figlio che abitava a Padova era venuta a trovarci, stavamo mangiando quando sentiamo arrivare ancora i fascisti, dicono a mio padre e a mia madre, di muoversi e di andare con loro, io mi misi a protestare, a dire che sarei rimasta sola, credevo data la mia giovane età ti impietosirli.
Invece prendono anche me era la vigilia di Pasqua, ci portarono a Biella, mi ricordo che ci anno (sic) fatto salire sul trenino, che c’era allora, loro erano in 4, mia mamma quando siamo scesi a Biella, dato che aveva in piedi le ciabatte restava un po (sic) indietro, allora la prendevano a spintoni, la gente che ci a (sic) visti a passare, vedevo che c’era qualquno (sic) che piangeva, e c’erano anche di quelli che ridevano e facevano il saluto fascista.
Arrivati a destinazione ci anno (sic) portato vicino la piazza della teleferica che porta al piazzo, ci mettono in una stanza dove c’erano altre persone, c’erano pure altri famigliari (sic) di partigiani che erano con mio fratello tra i quali Melo, e la sorella di Aldo Aglietti.
Dopo due giorni io e mia mamma ci anno (sic) rilasciate, mentre mio padre viene rinchiuso al Piazzo per circa 20 giorni, facendoci minacce, dicevano che se mio fratello non si fosse consegnato avrebbero ucciso mio padre, di nascosto e per pochi minuti, mio fratello veniva a chiedere notizie, mi ricordo che lui voleva andare a presentarsi per fare uscire mio padre ma mia mamma lo a (sic) disuaso (sic), diceva sempre Iddio avrebbe pensato a lui, in quel tempo avevano messo una taglia di 30 mila lire sulla sua testa ed è per quei pochi soldi che qualquno (sic) a (sic) pensato di tradirlo. […]
(Testimonianza tratta da Archivio Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia – Fondo Memorie e Testimonianze sulla Guerra e la Resistenza, busta 79, F. 1, Elda Cangemi)
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